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Scegliere la poesia, scegliere l’arte, è quasi come completare i buchi della scienza: là dove non va la scienza, arriva la poesia. La poesia è come il mito: ciò che la psicologia analitica e parte dell’antropologia, lo definiscono come pre-causalità, pre-scienza. Dal momento che, spazio, tempo, causa- effetto sono ciò che Schopenhauer definisce i concetti a priori dell’intelletto senza i quali non ci potrebbe essere il pensiero scientifico, il pensiero pre logico tenta a suo modo di spiegare il mondo attraverso un’intuizione che sarà tipica dell’arte. Con altra modalità il mito sarà utilizzato da Platone proprio per spiegare ciò che la razionalità non riuscirebbe altrimenti a comunicare.
E come si può descrivere il Tempo e il Ricordo? Essi non possono essere ricostruiti tramite una formula scientifica! Cos’altro fare se non utilizzare il linguaggio della scrittura che proviene dalle nostre associazioni di idee, ma anche dal grido più profondo dell’anima, e da quel pensiero pre-logico che alberga ancora nelle zone ancestrali della nostra psiche?
In realtà, quello di Ivana Sorce non è un urlo disperato, ma una voce che viaggia nel tempo e torna e ritorna su un Tempo che è la propria coscienza, la propria memoria. Siamo inevitabilmente tutti un libro di memorie e il Tempo ce le ha rese soggettive: la poesia, come dice Ivana Sorce migliora la realtà e la trasforma. Ricordi, emozioni, voci, silenzi, si alternano in una girandola di visioni e sentimenti che coinvolgono l’aspetto retrospettivo del nostro animo.

 Ivana Sorce è stata pedagogista, formatrice e dirigente scolastica, ora in pensione. Questa è la sua prima pubblicazione di poesie.

  • Diacroniche (Le poesie nel Tempo passato) di Ivana Sorce
    Edizioni Officine Culturali Romane
    ISBN 9791280807014

La recensione è di M.S. che ha letto il libro e lo ha commentato per Blue Room.

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