Yasunari Kawabata “Il paese delle nevi”
Nelle opere di Kawabata (e qui mi riferisco in particolare a quello che viene considerato il suo capolavoro Il Paese delle Nevi) si respira una delicatezza tutta orientale. Addirittura se si applica la lettura alla Flaubert, stando attenti ai segni d’interpunzione, alle variazioni di tono dei dialoghi, si viene trasportati in una lentezza che però non stanca, ma rilassa.
Kawabata conosceva Mishima. Tutti e due, ma di Kawabata non si sa se è leggenda, hanno conosciuto il suicidio. Sono due scrittori uno opposto all’altro, ma importanti per la storia della letteratura giapponese del Novecento. Solo che i toni di Mishima sono decisamente accesi, quelli di Kawabata delicati e a volte dal punto di vista del significato di difficile comprensione. Bisogna lasciarsi andare con Kawabata e respirare il piacere di quelle stesse tipologie di personaggi che nel Medioevo giapponese tanto incantarono il lettore con La storia di Kenji il principe splendente.
Quello fu un prototipo, ma non credo di essere tanto lontano da asserire che ispirò sia Kawabata che Mishima. Solo che per approcciarsi a Kawabata bisogna spogliarsi completamente delle categorie che fanno parte del nostro modo di fare arte. E forse solo con Joyce si può parlare di percezione. Probabilmente per Kawabata stesso era molto importante risalire al significato del testo tramite le sensazioni e le percezioni. Bisogna ascoltare quei personaggi, bisogna percepire la seppur poca natura che egli descrive, bisogna vivere più che leggere la sua narrativa. In questo modo Kawabata si fa più giapponese di Mishima ( che non a caso veniva considerato il più occidentale degli scrittori giapponesi) e si fa esperienza. In questo quadro bisogna accostarsi al rapporto tra l’anziano esteta e la Geisha Komoko nel Paese delle Nevi, seguendone visivamente i movimenti e godendo appieno del sapore orientale dello scrittore Giapponese. Con questo libro che è un romanzo breve Kawabata vinse il Nobel.
- “Il paese delle nevi”
Yasunari Kawabata
2014, ed. Einaudi (fuori catalogo)
La recensione è di M.S. che ha letto il libro e lo ha commentato per Blue Room.
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