Argentina, anni ’70. Sono tempi di contestazioni e di lotte civili contro una dittatura che non fa sconti a chi si contrappone. L’ambiente universitario carico di impegno sociale e politico è il contesto in cui si sviluppa la storia di Vibel e che in questo libro è raccontata in maniera inconsueta dalla figlia Josefina, che usa una struttura narrativa a più livelli per ricostruire un racconto e un vissuto che lei non ha potuto conoscere direttamente, perchè quel passato, quel vissuto, le è stato negato quando suo padre prima, sua madre un anno dopo, vengono portati via (non ufficialmante arrestati, ma semplicemente prelevati e allontanati dalla loro casa, come spesso poteva accadere ai dissidenti), e diventano col tempo dei desaparecidos.
Questo è il termine utilizzato ancora oggi per definire le decine di migliaia di argentini, umini e donne, giovani e non, che un giorno qualsiasi della loro vita, fatta di nomi falsi, case continuamente cambiate, e valige sempre pronte per la fuga, vengono prelevati dalle forze di regime e segregati, o torturati, e casomai uccisi, perchè mai più ritornati a casa.
Vibel, e suo marito Carlos, sono due di questi. E Josefina, che all’epoca della loro sparizione era solo una bambina, mette insieme i pezzi di un puzzle i cui pezzi ha dovuto andare a raccogliere in giro.
Il viaggio a ritroso della sua ricerca di verità scaturisce da una lettera a Ricardo Piglia, scrittore che lei scopre essere stato amante di Vibel prima che conoscesse e sposasse suo padre, e che le svela una personalità a lei completamente sconosciuta e inattesa. Ma tutta la narrazione, affidata a tre voci diverse: Ricardo, Vibel, e lei stessa da bambina, è un continuo rincorrere e riallacciare i fili di un rapporto madre-figlia incompiuto. Le parole di Josefina raccontano di come è stata sua madre e lo fanno con amore e delicatezza, a volte spregiudicatezza, a volte con un sentimento critico nei suoi confronti, ma con l’unico intento di riappropriarsi della figura di sua madre e sentirla viva e presente, al suo fianco.
Il viaggio a ritroso della sua ricerca di verità scaturisce da una lettera a Ricardo Piglia, scrittore che lei scopre essere stato amante di Vibel prima che conoscesse e sposasse suo padre, e che le svela una personalità a lei completamente sconosciuta e inattesa. Ma tutta la narrazione, affidata a tre voci diverse: Ricardo, Vibel, e lei stessa da bambina, è un continuo rincorrere e riallacciare i fili di un rapporto madre-figlia incompiuto. Le parole di Josefina raccontano di come è stata sua madre e lo fanno con amore e delicatezza, a volte spregiudicatezza, a volte con un sentimento critico nei suoi confronti, ma con l’unico intento di riappropriarsi della figura di sua madre e sentirla viva e presente, al suo fianco.
Josefina Giglio è stata in Italia una settimana per promuovere il suo libro ed ha fatto tappa a Roma alla Casa della Memoria e della Storia, dove l’abbiamo incontrata ed abbiamo potuto apprezzare la sua generosità nel voler aprire questo cassetto di vita privata e condividerlo con tutti noi. Ed è stata anche un’occasione per puntare le luci sugli aspetti critici del nostro tempo e delle difficoltà sociali delle donne che intraprendono percorsi di lotta e che quotidianamente si battono per i loro diritti e i diritti di tutti.
- IO L’HO AMATA di Josefina Giglio
Ed. Le Commari
ISBN 9791281362109
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