La banalità del male di Hannah Arendt
Eichmann a Gerusalemme
Ed. Feltrinelli
Dal momento che siamo tutti istintivamente lombrosiani (Tolstoj incontrò Cesare Lombroso e lo definì un pazzo) siamo appunto un po’ tutti tocchi: affibbiamo al delinquente una faccia da mostro, lo definiamo anche geniale nella sua mostruosità; una tizia che conoscevo e che per fortuna non frequento più, pur facendo una provocazione (ma in questo caso come in molti le provocazioni sono inutili e stupide) definì Hitler un genio per il solo fatto di essere riuscito a sterminare milioni di ebrei, portando così fino all’ultimo le sue idee.
Questo modo di discutere il nazismo è pericoloso perché porta quasi a una giustificazione delle azioni di uomini come Goring e Himmler, Goebbles, uomini che come Hitler la Memoria non deve certo celebrare ma neanche dimenticare.
La presunta genialità dei nazisti è stata affossata dalla celebre filosofa ebrea Hannah Arendt, che mette in crisi nel suo bel libro, La banalità del male, gli stereotipi di cui sopra.
Invitata a partecipare a Gerusalemme al processo Eichmann, la Arendt nota subito un particolare in uno dei più feroci rappresentanti dei crimini contro gli ebrei: Eichmann è un uomo normale. Non è un folle e non è neppure un genio. E’ un burocrate. Un mediocre attore di quella terribile tragedia e allo stesso tempo di quella macchina burocratica che rispondeva al nazismo. Eichmann: un funzionario qualunque; un buon padre di famiglia, dolce con la moglie e con i figli, eppure capace di occuparsi della soluzione finale e dello smistamento degli ebrei nei campi di concentramento, lui che diceva di non odiare gli ebrei ma di aver eseguito un doveroso ordine: obbedire al Fuhrer, obbedire a Hitler. La stessa sensazione della Arendt la ebbi leggendo La Storia del Terzo Reich di Shirer: il ritratto che ne veniva fatto di Hitler era di un uomo di una disarmante banalità se non addirittura stupido.
Ma la cosa più scioccante è che, perché essendo Eichmann un uomo qualunque, ci fornisce l’esempio di quanto quella macchina infernale possa ripetersi ancora oggi e di quanto l’uomo, sia pure l’omuncolo più innocente, possa essere capace di tali mostruosità.
- LA BANALITA’ DEL MALE. EICHMANN A GERUSALEMME di Hannah Arendt
Ed. Letrinelli
Questo articolo è di M.S. che ha letto e commentato il libro per Blue Room.
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