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Forse bisognerebbe parlare di intimo più che di psichico per quest’opera di Anna Verlezza. Forse, dico, perché la protagonista è una psichiatra, e parlare in termini tecnici di un tecnico parrebbe un paradosso. E’ come chi dice “io non credo (in Dio), ma credo nella scienza” non ponendo l’attenzione sul fatto che il credo fa sempre capo all’irrazionale, mentre la scienza non lo è per definizione.

Parlare dell’intimo, quindi, è adatto, anche perché lo sguardo su di se e sugli altri, da parte della protagonista che racconta in primo piano, non ha praticamente quasi nulla di clinico.

Inoltre credo che una narrazione fatta in questo modo di un dramma psicologico tolga abilmente una certa patina di banalità che si riscontra spesso nelle storie cliniche. E la storia di Anna Verlezza ha una cornice banale, ma un intimo dalla forza potente.

I vari personaggi che si susseguono nel libro sono dei bugiardi. Primo fra tutti il marito della protagonista, che nasconde il suo segreto alla moglie per anni, in un noiosissimo angosciante matrimonio finto, come lo definisce l’autrice.

Poi il terribile gioco a cui si sottomette Rita facendo da scrivana a un collega furfante che ipnotizza i suoi clienti che credono alla teoria secondo la quale per risolvere conflitti atavici non basta andare indietro nei ricordi fino all’infanzia, ma ripercorrere anche le vite precedenti.

E l’autrice non sta scherzando perché esiste una ben folta letteratura sul tema.

Poi abbiamo la confessione di un padre ferito dalla vita che ferisce a sua volta la famiglia.

E infine abbiamo Rita e tutti i suoi ricordi, che, con uno sguardo appassionato, a tratti oggettivo, ci porta nel suo mondo filtrato dal suo animo. Un animo forte, risoluto a cambiare, a migliorare a non piangersi addosso, ma ad andare avanti seguendo un flusso di coscienza secondo regole lineari e non sperimentali.

  • LE DUE VERITA’ di Anna Verlezza
    Ed. Readerforblind, 2021

La recensione è di M.S. che ha letto il libro e lo ha commentato per Blue Room.

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