Chi mi conosce, mi ha sentito spesso sostenere che, rispetto ad esempio a un editore o un critico, il semplice lettore ha il privilegio di poter dire, dopo aver terminato la lettura di un libro, che gli è piaciuto oppure no, anche senza commenti.
Lo scorso 8 marzo ho assistito alla presentazione di questo libro alla Libreria Blue Room e non nascondo che mi aveva lasciato assai perplesso apprendere che il protagonista aiuta coloro che hanno deciso di congedarsi da questa esistenza a individuare il modo migliore per uscire dalla scena della vita e ne ha fatto addirittura il proprio lavoro.
Ma dopo il libro l’ho letto e mi è piaciuto. E non mi è soltanto piaciuto: penso che sia un bel libro.
L’ho trovato anzi pieno di amore per la vita, anche quando è inserita in un paesaggio degradato nelle cose e nei sentimenti. Pieno di piccole carezze affettuose alle azioni e ai gesti minimi che punteggiano il nostro vivere quotidiano nella sua ripetitiva e perciò rassicurante banalità. Anche quando questa quotidianità banale viene rappresentata dal ripescare su You Tube le vicende di Beniamino Centofanti nella trasmissione televisiva di Maria De Filippi “C’è posta per te”.
Anche i ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza che a tratti affiorano nel racconto, pur non essendo poi così lontani negli anni per l’io narrante Riccardo, assumono anch’essi una connotazione di sana nostalgia.
Su tutti questi aspetti a volte, a sorpresa, mi è capitato di scoprire vere e proprie pennellate di poesia.
E delicato mi è sembrato sempre l’approccio con la maggior parte dei personaggi femminili. Mi riferisco alle diverse intrusioni di Valeria e alle rievocazioni dell’ormai finita relazione con lei, che pure appare ancora un “non risolto” per Riccardo, almeno fino a che non incontrerà Olivia. Ma anche al tenero coinvolgimento che quasi controvoglia si istaura con l’aspirante suicida Annalia. Per non parlare dell’affettuoso rapporto che lo lega alla zia Gianna, anche se la sua fine è per Riccardo un insuccesso professionale gravido di conseguenze.
Insomma, quello che al primo superficiale incontro era apparso come un facilitatore di suicidi con chi sa quali storie da raccontare, si rivela un ragazzo tutt’altro che cinico, profondamente umano, sofferente e indifeso, bisognoso di aiuto, che vorresti poter consolare e proteggere come forse avrebbe potuto o voluto fare la sua vecchia e problematica zia.

  • CI SONO MOLTI MODI, di Valerio Valentini
    Ed. Readerforblind

Questa recensione è stata scritta da Renato Sferruzza.
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